Come i Social Media Stanno Riscrivendo la Nostra Identità
Come i Social Media Stanno Riscrivendo la Nostra Identità
Un viaggio nell'Infosfera per capire chi siamo nell'era di Instagram e TikTok.
Viviamo immersi in quella che il filosofo Luciano Floridi ha definito la "Quarta Rivoluzione": un'era in cui la realtà si è trasformata in un'immensa "Infosfera". I media digitali, e in particolare i social media, non sono più semplici strumenti che usiamo, ma l'ambiente culturale dominante in cui siamo costantemente immersi. Questa pervasività sta ridefinendo il nostro modo di percepire noi stessi e il mondo, al punto che la nostra stessa esistenza assume una nuova "tonalità mediale". L'influenza dei social sulla nostra identità, quindi, non è un fenomeno superficiale, ma una trasformazione profonda del nostro modo di essere, esprimerci e realizzarci.
L'Identità come Progetto: Il Sé nell'Era di Internet
L'identità, oggi più che mai, non è un dato statico, ma un processo dinamico che si costruisce nell'interazione continua con gli altri. L'individuo che abita questo nuovo ambiente, l'Homo digitalis, vive una realtà in cui la vita sociale e relazionale è intrinsecamente legata alle piattaforme. Già nel 1995, Sherry Turkle in "Life on the Screen" aveva intuito come Internet stesse dando vita a nuove forme di identità. Oggi, sui social media, questa idea è diventata la norma: la nostra identità non è qualcosa di stabile e dato, ma un progetto in continua negoziazione, un racconto che scriviamo giorno dopo giorno.
Il Palcoscenico Digitale: Performance e Immagine di Sé
L'ambiente digitale ci spinge a una costante "estetizzazione" della nostra vita. Il sé che presentiamo online è un prodotto attentamente curato, filtrato e monitorato attraverso il feedback immediato di like e commenti. Si innesca così un ciclo ricorsivo in cui l'identità che rappresentiamo, quella percepita dagli altri e quella che viviamo intimamente si influenzano a vicenda. L'esistenza sociale dipende dalla visibilità e dalla performance; l'autobiografia in tempo reale diventa una necessità per sentirsi parte della comunità.
"Il selfie non è solo un autoritratto, ma uno strumento per la narrazione di sé, un modo per creare e affermare la propria identità visiva nel flusso continuo della rete."
Ogni piattaforma social offre una "cornice di performance" diversa: su LinkedIn mettiamo in scena la nostra identità professionale, mentre su Instagram privilegiamo l'estetica e le emozioni. La scelta di una foto profilo o la pubblicazione di una storia sono atti deliberati di autorappresentazione. In questo contesto, fenomeni come la nascita degli influencer dimostrano come sia possibile costruire identità professionali e potere sociale senza l'intermediazione delle istituzioni tradizionali. Tuttavia, questa enfasi sulla valutazione pubblica ha sollevato critiche, accusando i social di promuovere il narcisismo e la superficialità.
La Sfida Educativa: Navigare l'Infosfera con Consapevolezza
Poiché la dimensione mediale è ormai un carattere implicito della nostra vita, la vera sfida educativa è evitare di "subirla" passivamente. È fondamentale sviluppare un approccio pedagogico che promuova un'umanità mediale consapevole. Per farlo, dobbiamo coltivare la Media Literacy, ovvero l'alfabetizzazione mediatica. L'Unione Europea la articola su tre livelli fondamentali:
- Accesso e Utilizzo: Imparare le abilità pratiche per usare gli strumenti digitali, ovvero "saper scrivere" con i media.
- Comprensione Critica: Sviluppare la capacità di analizzare, interpretare e valutare i contenuti e le logiche dei media, imparando a "leggere" criticamente la realtà che ci presentano.
- Comunicazione e Partecipazione: Saper interagire attivamente, produrre contenuti propri e partecipare in modo consapevole alla vita pubblica, trasformando l'alfabetizzazione in vera e propria "Cittadinanza Digitale".
L'obiettivo finale, come suggerisce David Buckingham, non è demonizzare la tecnologia, ma educare ad "abitare i media" per sviluppare conoscenza critica e raggiungere una forma di saggezza digitale. L'educazione non deve limitarsi a farci comprendere il mondo così com'è, ma deve incoraggiarci a esplorare alternative e, se necessario, a chiedere un cambiamento. Solo così potremo essere autori consapevoli della nostra identità nell'era digitale.
Bibliografia e approfondimenti
- Floridi L., (2017), La quarta rivoluzione. Come l'infosfera sta trasformando il mondo, Raffaello Cortina Editore.
- Riva G., (2018), Fake News, Il Mulino.
- Turkle S., (1977), La vita sullo schermo. La nuova identità e le relazioni sociali nell'epoca di Internet, Apogeo.
- Buckingham D., (2019), Un manifesto per la media education, Mondadori Education.
- Gallese V., Moriggi S., Rivoltella P.C., (2020), Oltre la tecnofobia. Per un'ecologia dei media, Scholé.
- Celot P., Franceschetti R., Salamini E., (2014), Educare ai nuovi media. Dalla media literacy alla cittadinanza digitale, Erickson.
- Ceretti F., (2016), Umanità mediale. Teoria sociale e prospettive educative, FrancoAngeli.
- Jenkins H., et al., (2013), Culture partecipative e competenze digitali. Media education per il XXI secolo, Erickson.
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