Il Paradosso della Formazione: Perché la Scuola continua ad insegnare a Memoria nell'Era del Pensiero Critico?

Il Paradosso della Formazione
PSICOLOGIA, EDUCAZIONE E NUOVI MEDIA

05 Novembre 2025

di Sara Passaro

Il Paradosso della Formazione: Perché la Scuola continua ad insegnare a Memoria nell'Era del Pensiero Critico?

Un'analisi psicopedagogica sul dominio dell'apprendimento meccanico e la necessità di un approccio significativo.

1. Introduzione: I Due Volti dell'Apprendimento

Tutti noi abbiamo ricordi scolastici legati alla memorizzazione: le lunghe ore passate a imparare a memoria poesie, le date di battaglie cruciali, le formule chimiche o le declinazioni latine. È un'esperienza formativa universale. Ma, a distanza di anni, quanto di quel sapere è rimasto? E, soprattutto, quel sapere ci ha reso capaci di pensare in modo più critico o di risolvere problemi nuovi?

La risposta a queste domande risiede nella distinzione fondamentale tra due modalità opposte di acquisizione della conoscenza, una distinzione teorizzata magistralmente da David Ausubel e sviluppata da Joseph Novak. Si tratta della dicotomia tra apprendimento meccanico e apprendimento significativo.

Da un lato, abbiamo l'apprendimento meccanico (o mnemonico). Come descritto da Novak nel suo fondamentale "Costruire mappe concettuali", questo tipo di apprendimento implica l'acquisizione di nuove informazioni in modo "letterale" e "arbitrario". Le nuove conoscenze vengono immagazzinate nella nostra mente come elementi isolati, senza stabilire legami sostanziali con ciò che già sappiamo. Sono, per usare una metafora, come libri impilati alla rinfusa in una biblioteca buia: ci sono, ma sono difficili da trovare e impossibili da mettere in relazione tra loro.

Dall'altro lato, c'è l'apprendimento significativo. Questo non è un processo passivo, ma, come sottolinea Novak, un evento psicologico attivo e deliberato. Avviene quando chi apprende sceglie coscientemente di collegare le nuove informazioni a concetti, idee e conoscenze pertinenti (i "concetti subsuntori" di Ausubel) già presenti nella propria struttura cognitiva. In questo processo, sia la nuova informazione che la struttura cognitiva esistente vengono modificate e arricchite. Tornando alla metafora della biblioteca, l'apprendimento significativo equivale a catalogare il nuovo libro, metterlo nello scaffale giusto e creare connessioni (note, rimandi) con gli altri volumi già presenti.

Il paradosso è evidente: la ricerca psicopedagogica ha dimostrato in modo schiacciante che solo l'apprendimento significativo porta a una comprensione profonda, a una ritenzione delle conoscenze a lungo termine e, soprattutto, alla capacità di trasferire quel sapere (il transfer) per risolvere problemi inediti e sviluppare un pensiero critico. Eppure, chiunque osservi le aule scolastiche, i programmi formativi o i test di ammissione universitari, noterà una schiacciante predominanza dell'apprendimento meccanico.

Questo articolo esplorerà le ragioni psicopedagogiche e sistemiche di questo paradosso. Dimostreremo come la convenienza valutativa, un'epistemologia positivista ormai obsoleta e una profonda inerzia sistemica creino un circolo vizioso. Un circolo che oggi, nell'era dei nuovi media e dell'infosfera, abbiamo il dovere di spezzare, attingendo proprio da approcci critici come quelli proposti dalla Media Education.

2. Il "Perché" Pratico: La Tirannia della Valutazione

La prima ragione, e forse la più potente, per cui l'apprendimento meccanico persiste è di natura puramente pragmatica: è infinitamente più facile da valutare. E nel sistema formativo, la valutazione non è un accessorio: è il motore che plasma l'insegnamento. Si insegna ciò che si valuta, e si valuta ciò che è facile misurare.

L'apprendimento meccanico, per sua natura, produce risultati standardizzati. La ripetizione letterale di una definizione, il riconoscimento di una data o la scelta della formula corretta sono prestazioni identiche per tutti gli studenti. Queste prestazioni si prestano magnificamente a strumenti di valutazione considerati "oggettivi" e di rapida somministrazione: test a scelta multipla, domande vero/falso, cloze test (riempimento di spazi vuoti) o semplici richieste di definizioni.

I vantaggi percepiti di questo modello valutativo sono enormi per un sistema che gestisce grandi numeri:

Rapidità

Somministrazione e correzione (spesso automatizzata) sono immediate.

Scalabilità

Un test a crocette è identico per dieci o diecimila studenti.

Illusione di Oggettività

Il punteggio numerico (es. "7/10") dà un'impressione di imparzialità.

L'apprendimento significativo, al contrario, è un processo idiosincratico. Si manifesta in modi unici e personali: nella capacità di uno studente di creare una sintesi originale, di applicare un concetto per interpretare un evento attuale, di risolvere un problema inedito o di costruire una mappa concettuale che mostri connessioni profonde e personali.

Come si può valutare "oggettivamente" un processo del genere? Gli strumenti esistono (mappe concettuali, saggi, progetti, portfolio), ma richiedono un enorme investimento di tempo per l'analisi e una competenza interpretativa sofisticata. Come suggerisce Novak, è più facile contare le risposte giuste che "valutare la pertinenza delle connessioni gerarchiche in una mappa concettuale". Il sistema, spinto da esigenze di efficienza, sceglie la via più semplice.

Paradigmi di Valutazione a Confronto

Valutazione Meccanica

Obiettivo: Verifica della ripetizione letterale.

Strumento: Test oggettivi (scelta multipla, V/F).

Misura: Memorizzazione a breve termine.

Sforzo Docente: Basso (in correzione).

Valutazione Significativa

Obiettivo: Valutazione della comprensione profonda.

Strumento: Prove aperte (mappe, saggi, progetti).

Misura: Transfer, sintesi, pensiero critico.

Sforzo Docente: Alto (in analisi e interpretazione).

3. Il "Perché" Filosofico: La Radice Epistemologica Positivista

Se la valutazione è la causa pratica, la radice del problema è molto più profonda e risiede nell'epistemologia implicita (e spesso inconsapevole) che ancora sorregge gran parte del nostro sistema educativo.

L'apprendimento meccanico è il figlio prediletto di una visione epistemologica di stampo positivista. In questo modello, la conoscenza è concepita come un "corpo" di fatti oggettivi, un sapere definito, stabile ed esterno al soggetto che apprende. La verità è "là fuori", contenuta nei libri e nella mente dell'insegnante.

Questa visione porta direttamente a quello che David Buckingham, in "Media Education", definisce il "modello trasmissivo" dell'insegnamento. Se la conoscenza è un pacchetto oggettivo, il compito dell'insegnamento è semplicemente quello di "trasmetterla" da chi sa (l'insegnante) a chi non sa (lo studente). In questa metafora idraulica, l'insegnante è la fonte, il sapere è il fluido e lo studente è un "contenitore passivo" che deve semplicemente riceverlo e immagazzinarlo. L'apprendimento meccanico è la conseguenza logica e il metodo più coerente con questa visione: lo studente "riceve" la definizione, la "immagazzina" letteralmente e la "riproduce" identica al momento della verifica.

L'apprendimento significativo, al contrario, poggia su un'epistemologia radicalmente diversa: il costruttivismo. Come Novak chiarisce, in questa visione la conoscenza non è trasmessa, ma è costruita attivamente dal soggetto che apprende. L'apprendimento è un processo di "negoziazione di significati" tra l'individuo e l'ambiente. Il significato non è nel libro o nelle parole dell'insegnante; il significato è ciò che lo studente crea nel momento in cui connette attivamente la nuova informazione alla sua rete di conoscenze preesistenti. L'insegnante non è un trasmettitore, ma un mediatore, un facilitatore, un designer di esperienze di apprendimento. Sebbene a parole il costruttivismo sia oggi la teoria pedagogica dominante, la pratica quotidiana delle aule (fatta di lezioni frontali, libri di testo e test a crocette) rimane saldamente ancorata al vecchio modello trasmissivo.

4. Il "Perché" Sistemico: L'Inerzia e la Riproduzione dei Modelli

Il terzo fattore che cementa il dominio dell'apprendimento meccanico è la semplice inerzia sistemica. Le istituzioni educative, come tutte le grandi organizzazioni, sono resistenti al cambiamento. Programmi, libri di testo (spesso strutturati per capitoli sequenziali che favoriscono la memorizzazione) e pratiche didattiche consolidate tendono a perpetuarsi.

Questa inerzia è rafforzata da un fenomeno di "riproduzione": gli stessi insegnanti, nella stragrande maggioranza dei casi, sono stati formati (e hanno avuto successo nel loro percorso di studi) proprio attraverso metodi che privilegiavano l'apprendimento meccanico. È naturale, quindi, che tendano a riprodurre i modelli con cui sono cresciuti e che percepiscono come efficaci.

Promuovere l'apprendimento significativo non è facile e non è spontaneo. Come ci insegna la teoria di Ausubel, perché avvenga un apprendimento significativo è necessario che si verifichino tre condizioni: 1) il materiale da apprendere deve essere potenzialmente significativo (non arbitrario), 2) lo studente deve possedere concetti rilevanti nella sua struttura cognitiva a cui ancorare il nuovo sapere, e 3) lo studente deve scegliere deliberatamente di imparare in modo significativo.

Mentre la terza condizione dipende dalla motivazione dello studente, le prime due sono di piena responsabilità del docente. Richiedono una pianificazione deliberata, come l'uso degli "organizzatori anticipati": si tratta di concetti-ponte, più ampi e astratti, forniti prima del contenuto dettagliato, che servono proprio ad attivare la struttura cognitiva dello studente e a preparare "l'ancoraggio" per le nuove informazioni (Novak, 2001). Progettare queste esperienze richiede una competenza pedagogica e uno sforzo che non sempre fanno parte del bagaglio tradizionale.

5. L'Urgenza del Cambiamento: L'Infosfera e la Quarta Rivoluzione

Se questo non bastasse, il contesto in cui viviamo ha reso il paradosso non più sostenibile. L'apprendimento meccanico non è solo meno efficace dell'apprendimento significativo: è diventato pericolosamente obsoleto.

Come sostiene Luciano Floridi ne "La Quarta Rivoluzione", non viviamo più semplicemente con le tecnologie digitali; viviamo nell'"Infosfera", un ambiente ibrido dove la distinzione tra reale e virtuale, tra online e offline, è collassata. La nostra è un'esistenza "onlife". In questo nuovo ambiente, la conoscenza non è più un corpo di fatti stabile da immagazzinare. L'apprendimento meccanico era funzionale a una società industriale che richiedeva esecutori di procedure standardizzate. L'Infosfera, al contrario, è un ambiente fluido, iper-complesso, saturo di informazioni (e fake news, come analizzato da Riva) e intrinsecamente partecipativo.

Questo è il punto focale anche di Mario Ceretti in "Umanità Mediale". Egli sostiene che l'insieme dei nostri modi d'essere si caratterizza ormai come "mediale". Non siamo più di fronte ai media, siamo dentro i media. In questo contesto, l'identità stessa, come vedremo, diventa un progetto. Continuare a formare le menti attraverso la memorizzazione passiva in un ambiente che richiede un'interazione critica e attiva costante, significa creare individui disarmati.

6. L'Obsolescenza del Meccanico: "New Literacy" e Culture Partecipative

Cosa richiede, dunque, questa nuova realtà? La VDL 9 (New Media Environment. New Literacy) e gli studi di Henry Jenkins ("Culture Partecipative e Competenze Digitali") ci forniscono una mappa chiara delle "nuove alfabetizzazioni" necessarie per navigare l'Infosfera. Queste competenze sono l'antitesi di ciò che l'apprendimento meccanico può produrre.

Mentre l'alfabetizzazione tradizionale era individuale, lineare e basata sulla ricezione (leggere, scrivere), le nuove alfabetizzazioni sono sociali, multimodali e basate sulla partecipazione. Jenkins ne elenca diverse, tra cui:

Gioco e Simulazione

La capacità di "entrare" in un problema, esplorarne le dinamiche e testare ipotesi (problem-solving). L'opposto della formula memorizzata.

Intelligenza Collettiva

La capacità di mettere in comune la conoscenza e collaborare. L'apprendimento meccanico è un'attività puramente individuale e competitiva.

Negoziazione

L'abilità di interagire con comunità diverse, comprendendo e rispettando prospettive multiple, invece di memorizzare una singola "verità".

Giudizio Critico

La capacità di valutare l'affidabilità e la credibilità di diverse fonti di informazione (fondamentale nell'era delle fake news).

Nessuna di queste competenze può essere insegnata, né tantomeno valutata, attraverso metodi meccanici. Richiedono un ambiente di apprendimento costruttivista, collaborativo e basato su problemi reali: in una parola, un apprendimento significativo.

7. La Via d'Uscita: La Media Education come Pedagogia del Significato

Come uscirne, dunque? Un esempio potente ci viene dalla Media Education (ME). La ME è, per sua natura, l'antitesi dell'apprendimento meccanico. Non si può insegnare il pensiero critico sui media in modo mnemonico. La Competenza Mediale non è un'abilità tecnica (il "saper usare un software", che può essere appreso meccanicamente), ma è un insieme complesso di comprensione critica, analisi dei linguaggi, espressione creativa e partecipazione consapevole.

La ME, come delineata da David Buckingham, critica apertamente il modello trasmissivo e propone un ribaltamento: la "pedagogia della produzione" (Buckingham, 2006). In questo approccio, gli studenti non imparano sui media in modo passivo; imparano facendo media e, soprattutto, riflettendo criticamente sul processo di produzione. Che si tratti di creare un breve video, un blog o un podcast, gli studenti sono costretti a negoziare significati (Novak): devono scegliere cosa includere ed escludere (analisi), come inquadrare (linguaggio), come montare per creare un effetto (costruzione del messaggio).

Come sottolinea Buckingham, l'obiettivo non è il "bel prodotto" finito, ma il processo riflessivo. È la riflessione sul perché si è fatta una scelta che genera apprendimento significativo. Questo è un apprendimento attivo, costruttivista, che non può essere valutato con un test a crocette.

Il documento "Educare ai Nuovi Media" (Celot, Franceschetti, Salamini) offre un modello visuale chiaro della competenza mediale, articolandola su tre livelli che ricalcano un percorso di apprendimento significativo:

1. Accesso e Utilizzo

"Imparare a scrivere con i media". È il livello tecnico-pratico, ma già orientato all'espressione e non alla mera esecuzione.

2. Comprensione Critica

"Imparare a leggere i media". Sviluppo del pensiero critico, decostruzione dei linguaggi e delle logiche produttive.

3. Comunicazione e Partecipazione

"Imparare a partecipare alla vita pubblica". L'obiettivo finale: agire da cittadini consapevoli.

8. L'Obiettivo Finale: dall'Umanità "Subita" alla Cittadinanza Attiva

Questo ci porta al cuore del problema. L'apprendimento meccanico forma individui passivi; l'apprendimento significativo forma cittadini attivi. Mario Ceretti ("Umanità Mediale") definisce l'umanità mediale come un "progetto". La dimensione mediale, scrive, "può costituire un'oscura presenza quando essa sia 'subita' e sia vissuta senza riflessione". L'obiettivo di un percorso educativo (significativo) è trasformare questa presenza "subita" in una scelta consapevole, in "saggezza digitale".

L'alfabetizzazione mediatica (MIL) non è fine a sé stessa, ma è un prerequisito per la democrazia. In un mondo in cui l'informazione è potere e la partecipazione avviene online (e-participation), un cittadino formato meccanicamente non è un cittadino, ma un consumatore passivo di messaggi, vulnerabile alla propaganda (Riva, 2018) e incapace di agency.

L'apprendimento significativo, al contrario, costruendo la comprensione critica e le competenze partecipative, è l'unico motore per sviluppare la cittadinanza attiva. Non si tratta solo di capire il mondo, ma di sentirsi autorizzati a prendervi parte, ad esempio attraverso pratiche di citizen journalism o youth media, dove i giovani diventano produttori attivi di contro-informazione e cambiamento sociale.

9. Conclusione: Oltre la Comprensione, Verso il Cambiamento

L'apprendimento meccanico persiste nei nostri sistemi formativi non perché sia efficace, ma perché è comodo. È il sintomo di un sistema che privilegia la misurazione facile alla comprensione difficile, la standardizzazione alla personalizzazione, la trasmissione di nozioni alla costruzione di competenze.

Oggi, però, nell'Infosfera di Floridi e nell'era dell'Umanità Mediale di Ceretti, questo modello non è più solo inefficiente: è un rischio. In un mondo in cui qualsiasi nozione è accessibile istantaneamente, il valore della formazione non risiede nel "possedere" informazioni immagazzinate meccanicamente. Il valore risiede nella capacità di trovarle, valutarle criticamente (Riva), connetterle in modi significativi (Novak) e usarle per agire nel mondo (Jenkins).

Per formare cittadini capaci di pensiero critico, e non meri esecutori di procedure, la formazione deve smettere di sacrificare la comprensione profonda sull'altare della valutazione facile. Come conclude David Buckingham nel suo "Manifesto per la Media Education", l'istruzione non deve solo "consentirci di comprendere e affrontare la realtà esistente"; deve anche "incoraggiarci a esplorare alternative diverse e a richiedere il cambiamento".

Questo è l'obiettivo finale dell'apprendimento significativo: non solo formare una mente più ricca, ma abilitare un cittadino più libero.

Bibliografia di Riferimento

  • Buckingham, D. (2006). Media Education: Alfabetizzazione, apprendimento e cultura contemporanea. Trento: Erickson.
  • Buckingham, D. (2020). Un manifesto per la media education. Milano: Mondadori.
  • Celot, P., Franceschetti, R., Salamini, E. (2018). Educare ai Nuovi Media. Pearson.
  • Ceretti, M. (2020). Umanità mediale. Teoria sociale e prospettive educative.
  • Floridi, L. (2017). La quarta rivoluzione: Come l'infosfera sta trasformando il mondo. Raffaello Cortina Editore.
  • Jenkins, H. (2006). Culture partecipative e competenze digitali
  • Novak, J. D. (2001). Costruire mappe concettuali: Strategie e metodi per utilizzarle nella didattica. Erickson.)
  • Riva, G. (2018). Fake news. Vivere e sopravvivere in un mondo post-verità. il Mulino.
  • Appunti dalle lezioni di Educazione e Nuovi Media (2023).

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