L'atteggiamento della politica nei confronti della Media Education

L'atteggiamento della politica verso la Media Education
POLITICA, EDUCAZIONE AI MEDIA

4 Novembre 2025

di Sara Passaro

L'atteggiamento della politica nei confronti della Media Education

Un'analisi della risposta dei governi, tra retorica, frammentarietà e la necessità di una strategia coerente.

L'atteggiamento della politica verso la Media Education (ME) è profondamente ambivalente. Se da un lato ne riconosce il valore formale come presupposto per la cittadinanza democratica, dall'altro la sua azione si rivela spesso frammentaria e incoerente.

Per comprendere a fondo il rapporto tra politica e Media Education, è fondamentale distinguere tra le "capacità individuali" del cittadino e le "condizioni contestuali". Le prime si riferiscono alle competenze che il singolo individuo deve sviluppare, come la capacità di comprendere criticamente i messaggi, riconoscere le logiche produttive dei media e creare contenuti in modo consapevole. Le seconde, invece, sono i "prerequisiti ambientali" che la società deve assicurare.

I Prerequisiti Ambientali Mancanti

La Media Literacy richiede non solo che l'individuo possieda determinate capacità, ma anche che la società, attraverso le politiche dello Stato, garantisca un contesto favorevole agendo innanzitutto sull'accesso universale ai media per ridurre il divario tecnologico, e successivamente su fattori come la libertà di stampa, il pluralismo dell'informazione e un quadro legale che tuteli i cittadini.

Storicamente, l'impulso a promuovere la ME è venuto da organismi sovranazionali come l'UNESCO, fin dalla Dichiarazione di Grünwald del 1982, e dalla Commissione Europea. Tuttavia, l'azione politica nazionale è spesso carente nel creare i "fattori ambientali" indispensabili. Tra questi, la politica dovrebbe assicurare: un contesto politico e legale che tuteli la libertà di espressione; un contesto economico che garantisca l'indipendenza e il pluralismo dei media; e una "Legislazione Digitale" chiara, come previsto dai modelli di cittadinanza digitale, che regoli le responsabilità delle piattaforme, la privacy e la trasparenza degli algoritmi. La frequente assenza di un quadro normativo efficace rappresenta una precisa e grave mancanza politica.

Questa debolezza spinge i policy maker a oscillare tra due approcci opposti: un "approccio protezionistico" e un approccio basato sull' "empowerment".

Il primo, in reazione ad allarmi sociali come le fake news, tratta i cittadini come soggetti vulnerabili da proteggere tramite "quick fix" – soluzioni tecnologiche rapide come filtri e "pulsanti antipanico" – che si rivelano inadeguate. Il secondo, almeno in teoria, mira a "preparare" cittadini autonomi, capaci di analisi critica e partecipazione attiva.

Le Critiche di Buckingham all'Azione Politica

David Buckingham ha analizzato a fondo le criticità di questo agire politico. In primo luogo, egli denuncia il netto "divario tra retorica e realtà": alla retorica delle grandi dichiarazioni di principio sull'importanza della ME, non corrisponde una realtà di azioni concrete, ma al contrario una cronica mancanza di investimenti, di piani per la formazione dei docenti e di strategie coerenti a lungo termine.

In secondo luogo, Buckingham evidenzia il rischio di strumentalizzazione. Da un lato, la politica promuove la ME per scopi economici anziché civici: essa rischia di diventare un "addestramento al consumo", che forma individui abili a muoversi nel mercato digitale, oppure una formazione professionalizzante per preparare "lavoratori per le industrie creative", privilegiando le competenze tecniche a scapito di quelle critiche.

Dall'altro, la usa per delegare la responsabilità della regolamentazione dallo Stato al singolo individuo, trasformando un problema politico e sociale in una questione di scelta personale.

Infine, di fronte a media globali che "riescono in gran parte a sfuggire ai tentativi di regolamentazione" imposti dai governi nazionali, l'azione politica si rivela debole e inadeguata e si limita a "risposte molto frammentarie" e superficiali, incapaci di affrontare la radice dei problemi.

Approccio Politico: Ideale vs. Reale

La tabella seguente sintetizza il divario tra l'azione politica auspicabile e quella reale, secondo le fonti.

Approccio Politico Ideale Approccio Politico Reale
Strategico e Proattivo
(Basato sull'Empowerment)
Frammentario e Reattivo
(Basato sul Protezionismo)
Promuove attivamente "Politiche sulla Media Education" come prerequisito ambientale. "Divario tra retorica e realtà": dichiarazioni di principio senza investimenti o strategie.
Crea un contesto legale e politico che garantisce pluralismo, accesso e libertà. Risposte deboli e superficiali ai media globali, che sfuggono alla regolamentazione nazionale.
Obiettivo: formare una cittadinanza critica e consapevole (focus civico). Rischio di strumentalizzazione: formare consumatori o lavoratori (focus economico/tecnico).
Lo Stato si assume la responsabilità di creare le "condizioni contestuali". Tendenza a delegare la responsabilità della regolamentazione al singolo individuo.

Conclusione

In conclusione, l'atteggiamento politico è contraddittorio e spesso si limita a interventi superficiali. Una ME efficace, però, non può prescindere da una politica che agisca sulle condizioni strutturali. Anzi, si genera un effetto circolare: una cittadinanza "media-educata" non è solo il risultato di buone politiche, ma diventa essa stessa uno strumento di controllo critico sull'adeguatezza delle decisioni politiche riguardanti i media.

Pertanto, la ME deve essere parte di una "strategia molto più ampia" che non si limiti a fornire strumenti per "affrontare la realtà esistente", ma stimoli i cittadini a "esplorare alternative diverse e a richiedere il cambiamento".

Riferimenti bibliografici

  • Appunti dal corso di Educazione e Nuovi Media
  • Buckingham, David. Un manifesto per la media education.
  • Celot, Paolo; Franceschetti, Roberta; Salamini, Elisa. Educare ai nuovi media.
  • Riva, Giuseppe. Fake news.
  • Riva, Giuseppe. I social network.
  • Riva, Giuseppe. Nativi digitali.

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